Ho trovato questa riflessione molto bella e profonda delle monache del monastero della visitazione in Como e pubblicata sul settimanale della diocesi.

O sacro convito di Gesù Cristo ci nutri, sei viva memoria della sua passione! Queste parole di un noto canto eucaristico ci possono introdurre bene nella festa del Santissimo Corpo e sangue di Cristo. “Ricordati” è l’esortazione che Mosè rivolge al popolo di Israele: Il Signore chiede di far memoria dell’amore con cui accompagna i suoi, li fa crescere e mai li abbandona.

“Fate questo in memoria di me”, dice Gesù istituendo l’Eucaristia mentre mostra nel segno concreto del dono della sua vita la cura premurosa del Padre per tutta l’umanità. Ogni messa è memoriale della Misericordia di Dio che ci guida attraverso il deserto per liberarci dalla schiavitù del peccato nella nuova Pasqua del Cristo. E il Signore non ci ha abbandonati nemmeno nel “deserto” di questi ultimi mesi, caratterizzato da lutti e sofferenze, limitazioni di vario tipo e per molti fedeli anche da un lungo digiuno eucaristico. “Dio ti ha fatto percorrere (il cammino nel deserto) per metterti alla prova… per sapere quello che avevi nel cuore… per farti capire che l’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore”.

La dura prova di questi mesi può divenire occasione di verifica per chiederci di cosa davvero abbiamo fame, cosa riteniamo importante per la nostra vita. “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” esclamano scandalizzati i giudei nel vangelo; noi invece dopo questo inaspettato itinerario di conversione siamo colmi di un rinnovato e grato stupore per il dono dell’Eucaristia. Il Signore ci offre la comunione all sua stessa vita, che è la vita di amore della Santissima Trinità. e così diventiamo membra gli uni degli altri, perchè partecipi dell’Unico corpo di Cristo.

Possiamo allora davvero sentirci fratelli, far nostre le gioie e le soffrenze degli altri, donare noi stessi come ha fatto Gesù perchè egli stesso ci assicura:“Colui che mangia me, vivrà per me”, vivrà cioè della mia stessa vita, animato dal mio stesso fuoco d’amore che è lo Spirito Santo, con il mio stesso stile, con i miei ideali. Nella santa Comunione, poi lui stesso si pone nelle nostre mani, quasi come il seme deposto nella terra, che muore nel sacrificio pasquale per portare frutti di risurrezione nella nostra esistenza, affinchè possimo essere il suo prolungamento qui e ora, “il suo corpo che vive nel tempo”.

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